La supplente (The substitute / Vikaren)

Come ben sapete non sono in grado di scrivere una recensione, rischierei solo di svelare parti della storia e contemporaneamente confondere le idee, quindi preferisco citare una fonte più affidabile:
Ulla Harms è una supplente. Appare a scuola all’improvviso, accompagnata dal direttore che la introduce nella classe a cui è stata assegnata. E’ bionda, alta, dai modi spicci e sembra dotata di poteri soprannaturali. E’ sicura di sé, sembra conoscere già ogni allievo, di cui  indovina i pensieri più segreti. Carl è uno dei suoi studenti. E’ sensibile e introverso. Il padre è antropologo, la mamma è stata vittima di un incidente stradale. E’ un solitario con difficoltà a mescolarsi nei gruppi di coetanei. Carl è il primo a sospettare che l’insegnante nasconda un pericoloso segreto. Cerca di “avvisare” i suoi compagni, che inizialmente non gli prestano ascolto. A poco a poco tutta la classe sposa le inquietanti ipotesi di Carl. “Vikaren” è un racconto di fantascienza con forti pennellate di humour e ironia, ma con riflessioni di notevole profondità ed eticità. Una scommessa che può rischiare di ingenerare fraintendimenti in spettatori  distratti dalla fluidità del racconto, che in realtà sottende un forte insegnamento morale …
Questo film e' davvero notevole e  ve ne consiglio la visione.
ps. non fatevi ingannare dalla copertina.


sembra un horror... : non e' un horror!

Desiderio

E' quasi mezzanotte, ma e' da alcuni giorni che continuo ad avere un pensiero e cosi pensavo di scrivere qualcosa, sperando che questo mi aiuti a capire e o chiarirmi le idee.
La cosa e' abbastanza complessa, anzi, e' tutto molto semplice in realtà, ma ogni pensiero ne chiama un altro e data la mia scarsa memoria non faccio in tempo a giungere a una conclusione che già mi sono dimenticato di quella precedente, quindi spero che scrivendo il tutto la cosa possa risultare più semplice.

Tutto parte nel pensare a un desiderio, una cosa impossibile che so perfettamente che e' e probabilmente resterà irrealizzabile. La mia certezza e' data dal fatto che per tentare di realizzare questo desiderio sarebbe necessario modificare, cambiare o interferire nella vita di altri. Nel tentare di realizzarlo, senza garanzie di successo, anzi, forse con l'unico risultato di confermare l'impossibilita di una cosa simile, sarebbe necessario interferire nelle decisioni altrui, non volontariamente, senza pensare a chissà quali assurde fantasie (stile controllo mentale), ma semplicemente "turbandone" il pensiero, stravolgendo un delicato equilibrio.
Il risultato potrebbe essere quello di privare altri della possibilità di realizzare i propri desideri, modificarne il pensiero o semplicemente modificare il rapporto instaurato (ciò non significa necessariamente che ce ne sia uno).
Quindi mi chiedo, sarebbe giusto, pur di realizzare un proprio desiderio rischiare di turbare la vita di altri? Non posso che rispondermi che la cosa sarebbe profondamente ingiusta, e quindi l'unica alternativa e' forse quella di abbandonare il proprio desiderio? di rinunciarvi? e rinunciandovi cosa resterebbe? ci si dovrebbe rassegnare a una vita senza uno scopo, senza nessun desiderio o forse cercare un altro desiderio più modesto e con maggiori possibilità senza che questo debba per forza soffrire dei precedenti problemi?

Nota l'impossibilita di realizzare il proprio sogno e' quindi necessario concepirne in fretta un altro oppure rassegnarsi a vivere senza di esso, oppure ancora continuare a coltivarlo nutrendo la speranza che forse un giorno questo potrà convivere con i desideri di altre persone e realizzarsi senza nemmeno un nostro intervento.
Dunque non resta che aspettare.
Ma questa possibilità e' talmente remoto che si tradurrebbe in un eterna attesa che equivarrebbe dunque a una sorta di inconscia rinuncia, condannandosi a una vita insensata e vuota.
Del resto anche trovare un nuovo desiderio si rivelerebbe un atto di codardia dimostrando una scarsissima considerazione di se, disposti a rinunciare ai propri sogni pur di vivere una vita serena.

A volte ci sentiamo chieder: ma tu hai le risposte? chi siamo? da dove veniamo? perché?
Io a queste domande ho sempre risposto con molta indifferenza, rispondendo che io avevo le risposte, che non ero altri se non me stesso, che non ero altri che un essere generato dal puro caso, dotato di un "intelligenza" per puro caso, e per quanto riguarda il motivo: "deve per forza esserci un motivo?"
Alcune persone sembrano spaventate dall'idea che la nostra esistenza non abbia un senso, che tutti noi non siamo altro che uno scherzo del caso (e non del destino).
A volte qualcuno dice che l'essere umano e' l'essere più intelligente su questa terra, e in quanto tale e' superiore a tutti gli altri esseri, e in virtù di questo debba essere speciale, un essere eletto generato per uno scopo.
Io non ho mai trovato la nostra "intelligenza" un indicatore della nostra superiorità, ma anzi mi fa sentire come una sorta di bizzarro esperimento. A quale scopo un essere dovrebbe essere in grado di convincersi della propria inutilità? Per quale motivo dovrebbe poter essere in grado di pensare che la propria vita sia inutile fino ad arrivare a privarsene? E ancora perché per vivere l'uomo ha bisogno di avere un desiderio, dei sogni, uno scopo?
A questo punto non contenti abbiamo inventato la morale, la stessa che ci impedisce si realizzare i nostri desideri in virtù del fatto che sarebbe ingiusto privare altri della possibilità di essere felici (o semplicemente di condurre una propria vita indipendente) "semplicemente" per realizzare i nostri desideri.
E quindi l'uomo, accortosi della propria condizione dovrebbe rinunciare ai propri desideri e rassegnarsi a una vita vuota. (non riesco a immaginare un altra via dopo aver abbandonato i propri desideri).
Ma l'uomo senza i propri desideri quindi cos'è'? un essere inutile che per questo non si preoccupa della propria vita al punto di essere disposto a privarsene pur di non soffrire.
A questo punto mi viene un idea, e se nel privarci della nostra possibilità di essere felici, rinunciando ai desideri, accogliessimo un nuovo desiderio? non il nostro ma quello di un altra persona, una qualunque, e ne facessimo il nostro scopo di vita, contribuendo quindi a rendere felice qualcuno e di conseguenza noi stessi che avremmo realizzato in nostro Nuovo desiderio. Ma l'umo e' "intelligente", non riesce a vedere un motivo per cui lui dovrebbe privarsi della propria prima felicita e accontentarsi dei una seconda felicita mentre altri potrebbero non dover soffrire questa rinuncia. E dunque tutti dovrebbero rinunciare alla propria felicita? ma a quale scopo, non resterebbe più nessuno da rendere felice e tutto questo diverrebbe vano. E quindi una rinuncia e' impossibile a meno di non accettare in Nulla.

E anche ammesso che fosse possibile realizzare il desiderio di anche un solo uomo? Per qualche tempo sarebbe felice, qualche istante e subito avido maturerebbe un nuovo desiderio, ancora piu grande del precedente e ancora più in contrasto con quelli di altri.

Ma forse come al solito ho perso il filo del discorso. Tutto questo non e' servito, rimango ancora con il mio dubbio. Credo di aver saltato qualche punto, di non essere riuscito a trascrivere tutto, di aver tralasciato la parte più importante, ma ormai e' tardi, e non ho nemmeno voglia di rileggere, tanto che sarebbe perfettamente inutile. Forse lo faro un altro giorno e forse prosseguirò la cosa.

Nana

Un anime, una storia romantica e complicata. La storia di due ragazze, due opposti che si completano a vicenda, che si feriscono a vicenda ma nonostante tutto restano inseparabili.
Emblematico il personaggio di Nana (la Virago), cupa e associale, solo nell'apparenza.
In questo anime ho ritrovato personaggi dai caratteri più disparati, tra cui quelli di persone che conosco, tra queste me stesso, tra queste relazioni molto simili.

La storia e' certamente affascinante, i protagonisti unici e reali, non posso che consigliarvi di vedere questa splendida opera.
Tra i temi i più disparati: amore, egoismo, desiderio, orgoglio, solo per citarne alcuni.



Considerazioni personali che esulano dall'anime stesso:
Ma quindi l'unico modo di essere felici, o almeno di non essere triste, e' restare soli? Tagliare i ponti con tutti e tutti, senza desideri o speranze, senza rischiare di ferire le persone che ci circondano.